Invisibile #1

Invisibile #1, Borca di Cadore, 4k, durata: 4’ 34”

 

Invisibile #1 has been filmed during an artist residency at Dolomiti Contemporanee. It’s part of an experimental documentary about the strong wind tempest that hit Italian northern east regions in October 2018. Her name is Vaia.

 

Ciò che è invisibile può manifestarsi in forme molto diverse da quelle che siamo abituati ad immaginare: Vaia si è mostrata con la distruzione ma non riusciamo e forse non possiamo renderla visivamente nel momento in cui sotto masse d’aria calda correva incuneandosi fra le valli .
Compiacimento, soddisfazione, emulazione, pornografia, godimento e aspettative generate dalle immagini tecniche sono le cose che rifuggo e che spesso in un certo senso combatto con i miei lavori che solo apparentemente sono privi di narrazioni forti.

Il video, che fa parte di un documentario di 25 minuti, pone riflessioni sulla traduzione per immagini di eventi drammatici e traumatici. non sono immagini per lo spettatore bulimiconico o pornoiconico, che ne rimarrà deluso. i video vogliono essere infatti una sorta di contraccezione, sono dispositivi anticoncezionali creati per prevenire il concepimento o la moltiplicazione di un immaginario ovvio e sfacciato. semmai ne creano un altro: interiore.
la riflessione si risolve quindi  attraverso una simbolica e volontaria diminuzione ed interruzione della mostrazione del disastro.

Sono sempre stato interessato e colpito da quella ambigua inquietudine che nel quotidiano si cela nelle azioni e nelle cose banali. il telone azzurro che si muove posseduto da qualcosa, è solo abitato da una forza d’aria invisibile che lo anima e che con le sue forme ed i suoi suoni quasi ipnotizza. vaia è stato soprattutto un vento dotato di una forza devastatrice che si è mostrato, per chi non lo ha vissuto, solo per ciò che ha lasciato dopo di sé. chi non lo ha vissuto, guardando questo telone agganciato ad una villetta colpita dalla tempesta, può almeno immaginare la scala della sua forza vedendolo rimbalzare da una parte all’altra prendere direzioni improvvise, sorprendere, alzarsi, abbassarsi e rivelare che l’aria esiste in tutti gli spazi non occupati da ciò che è solido ed ha, a sua volta, infinite sembianze.

Una calamità naturale fa risuonare qualcosa nel nostro profondo. È un qualcosa che crea sbigottimento, è un’eco che ci ricorda – ammonendoci – il nostro indissolubile legame con la natura e che i vari tentativi che facciamo per staccarcene sono sbagliati.